La caviglia (o articolazione tibio-tarsica) è un’articolazione situata in posizione distale a tibia e perone e costituisce il punto di collegamento e movimento tra gamba e piede. È un’articolazione sinoviale (sono quindi presenti sia capsula articolare che liquido sinoviale) ad elevata mobilità. I movimenti fisiologici concessi sono la flessione plantare (piede verso il basso), la flessione dorsale (piede verso l’alto) e movimenti laterali di prono-supinazione.
L’articolazione tibio-tarsica consente il raccordo tra tre ossa: tibia e perone appartenenti alla gamba, ed astragalo appartenente al complesso osseo del piede.
Tibia e perone sono uniti dai legamenti tibio-peroneali inferiori, anteriore e posteriore che costituiscono il cosiddetto mortaio crurale, sede in cui si articola l’astragalo. Visivamente ed al tatto è possibile distinguere due prominenze: i malleoli. In particolare il malleolo interno (mediale) costituisce la parte distale della tibia, mentre quello esterno (laterale) delinea la porzione distale del perone.
L’articolazione tibio-tarsica possiede poca stabilità intrinseca pertanto è protetta e contenuta da un sistema di molteplici e robusti legamenti e muscoli.
Nello specifico coesistono un complesso legamentoso laterale formato da legamento peroneo-astragalico anteriore (PAA), legamento peroneo-astragalico posteriore (PAP), legamento peroneo-calcaneare (PC); ed uno mediale, più robusto e stabile, definito legamento deltoideo.
Vi sono inoltre tantissimi muscoli che lavorano sinergicamente per stabilizzare l’articolazione. I principali sono:
La distorsione è un evento traumatico a carico dell’articolazione con perdita parziale e momentanea di contatto dei capi articolari, ovvero un movimento dell’articolazione oltre il range consentito fisiologicamente. L’entità dell’evento traumatico dipende dal tipo di meccanismo lesivo e dallo stato di salute della persona. Ha un incidenza di circa il 20% rispetto al totale degli infortuni in ambito sportivo.
Il meccanismo lesivo può verificarsi in inversione (ovvero con il piede verso l’interno) o in eversione (piede verso l’esterno). Le conseguenze del trauma possono essere molteplici e comportano dolore, gonfiore, edemi, limitazione al movimento passivo e attivo, impotenza funzionale (ovvero incapacità ad utilizzare l’articolazione) con perdite di forza e impossibilità a sostenere il carico.
La gravità della lesione è clinicamente misurabile in 3 gradi e dipende dalle strutture coinvolte (legamentose, capsulari, muscolari, ossee):
Grado III: lesione totale del comparto legamentoso. È spesso presente una grave incapacità funzionale, dolore, gonfiore ed edema, con impossibilità a sostenere il carico. Ai test è presente un’importante instabilità articolare.
Nell’immediato post trauma è importante mettere in pratica il modello PRICE (Protezione, Riposo, Ice/Ghiaccio, Compressione, Elevazione). Sarebbe consigliabile inoltre recarsi in Pronto Soccorso per escludere eventuali fratture.
Nella maggior parte dei casi il trattamento delle distorsioni prevede un primario intervento farmacologico con antinfiammatori per ridurre dolore e fase infiammatoria. Esclusivamente nelle lesioni molto gravi viene indicato l’intervento chirurgico.
Una volta risolta la fase infiammatoria, il trattamento conservativo prevede la possibilità di iniziare il percorso di recupero funzionale. Il trattamento riabilitativo passivo e attivo risulta fondamentale per recuperare l’articolarità, la forza e la stabilità perse a causa del trauma.
Le tempistiche di recupero variano a seconda dell’entità della lesione, dell’età e della condizione fisica del paziente. È sempre necessario agire nel rispetto dell’articolazione danneggiata, modulando progressivamente il carico e l’ampiezza del movimento.
Nelle fasi finali della riabilitazione ci si avvale spesso di strumenti quali tavolette propriocettive (per rieducare l’articolazione ed il complesso muscolo-tendineo alla gestione del carico e delle sollecitazioni) e bendaggi funzionali (soprattutto nelle fasi più stressanti per l’articolazione, qualora il paziente ne senta la necessità, in allenamento o in partita).
Affinchè non vi siano recidive, ripercussioni nelle attività quotidiane o nella pratica sportiva è importante che il paziente segua le indicazioni dello specialista anche al di fuori della seduta di fisioterapia al fine di mantenere sempre la caviglia stabile e forte.